Il mercato è in costante evoluzione. L’Outcome Economy stravolge i classici modelli di business: le industrie manifatturiere devono essere flessibili e disposte ad affrontare il cambiamento di paradigma da prodotto a servizio, modificando le strategie, gli investimenti ma, prima di tutto, la mentalità. Intervista a Roberto Siagri, Ceo di Eurotech, azienda internazionale quotata alla Borsa Italiana, da più di 25 anni leader in prodotti e software embedded e fornitore di soluzioni end-to-end nell’ambito Industriale, Medicale, Trasporti ed Energia.
Si tende ad affermare che IoT e sensorizzazione di prodotti e asset possano realizzare una produzione sempre più flessibile e coerente con la domanda dei consumatori. Ma non è quanto le aziende hanno sempre cercato di fare? Possiamo davvero pensare che il nuovo cocktail tecnologico possa creare reali vantaggi per gli utilizzatori?
Ogni rivoluzione ha portato con sé miglioramenti in termini di flessibilità e coerenza con il mercato. Su questo non c’è alcun dubbio. Il fatto che si sia sempre cercato di fare meglio non significa però esserci pienamente riusciti. Intendo dire che ogni sforzo dà risultati commisurati alle tecnologie a disposizione. Qual è oggi la grande differenza rispetto al passato? Che con Industria 4.0 si comincia a estrarre valore dai dati in maniera sistemica. La digitalizzazione apre quindi prospettive inedite, con vantaggi che si possono riflettere su tutte le componenti ed elementi che ne diventano parte integrante. Grazie alla digitalizzazione di asset e prodotti, grazie a sensori e a infrastrutture IoT, siamo in grado di acquisire nuove informazioni che permetteranno di portare l’industria a un nuovo livello di efficienza, con benefici per l’impresa, per il consumatore e per l’ambiente.
L’Outcome Economy – fondata sulla digitalizzazione di asset e prodotti – è il nuovo modello: un’economia che si basa sul risultato del prodotto e non sul prodotto e dunque, non sul passaggio di proprietà del bene ma sull’uso del bene.
L’introduzione di nuova tecnologia è stata prevalentemente considerata come fattore di riduzione dei costi e aumento di produttività. Questa logica imprenditoriale viene messa in discussione? Oppure le vere opportunità risiedono nell’adozione di nuovi modelli di business? Se sì quali sono i macro modelli di business dell’Outcome Economy?
La logica della riduzione dei costi e dell’aumento di produttività ha purtroppo dei limiti che sono stati ormai raggiunti. E’ una logica di un’economia di prodotto che è tipica di una società basata sul tangibile, che per definizione, vista la quantità di materia finita presente nel pianeta, non può scalare con lo scalare della popolazione. Serve una transizione da un’economia del prodotto a un’economia del servizio ovvero a un’economia dell’intangibile. E’ ciò che oggi tendiamo a indicare come la servitizzazione dei prodotti. Ciò che viene messa in discussione non è tanto la logica imprenditoriale ma i modelli di business sottostanti, che ora devono fare i conti, più che mai, con la sostenibilità e con una conseguente adesione a un modello di economia circolare. In questo scenario l’Outcome Economy – fondata sulla digitalizzazione di asset e prodotti – è il nuovo modello: un’economia che si basa sul risultato del prodotto e non sul prodotto e dunque, non sul passaggio di proprietà del bene ma sull’uso del bene.
Grazie alla digitalizzazione siamo in grado di acquisire nuove informazioni che permetteranno di portare l’industria a un nuovo livello di efficienza, con benefici per l’impresa, per il consumatore e per l’ambiente.
Quali sono i tasselli tecnologici abilitanti modelli di business associati a prodotti/asset sensorizzati?
La sensorizzazione è la porta di passaggio tra il mondo reale e il mondo digitale. Tuttavia, è solo il primo tassello. Serve anche tutto ciò che sta dietro quella porta ovvero tutte quelle tecnologie abilitanti la raccolta, il trasporto e la gestione dei dati in modalità sicura. Il secondo tassello è quindi quello della creazione di un’infrastruttura IoT funzionale alla processo di valorizzazione del dato che può anche essere correlato alla creazione di gemelli digitali ovvero trasposizioni digitali di modelli fisici che possono essere intesi come insiemi di dati che popolano un magazzino, o database, per convenzione definito come data-lake. Il terzo tassello è dato dalle applicazioni che si possono realizzare a partire dai gemelli digitali e che sono funzionali alla creazione o all’efficientamento dei modelli di business. E’ dal data lake che viene estratta la nuova materia prima, i dati, con i quali si alimentano le applicazioni di manutenzione predittiva e/o preventiva, logistica avanzata, business intelligence, customer retention, user experience e tutte le applicazioni funzionali ai nuovi modelli di business “pay as you go”. Vista l’enormità dei dati che si andranno a sedimentare nel data-lake alle tecniche di programmazione convenzionale si stanno affiancando sempre più sistemi che auto-apprendono dai dati tramite tecniche machine learning di intelligenza artificiale.
Dal data lake viene estratta la nuova materia prima, i dati, con i quali si alimentano le applicazioni di manutenzione predittiva e/o preventiva, logistica avanzata, business intelligence, customer retention, user experience e tutte le applicazioni funzionali ai nuovi modelli di business “pay as you go”
Quali i vantaggi di un sito produttivo “IoT based”? La fabbrica digitale quali vantaggi può introdurre?
La fabbrica del futuro non è sostenibile in assenza di un suo gemello digitale. In assenza di quest’ultimo non si potrà fare business, insomma non si potrà essere comeptitivi. Pensiamo per esempio alla sub-fornitura, che è una attività molto importante del nostro tessuto industriale; pensiamo a cosa vende e cosa fattura una fabbrica di componenti. Ebbene, ciò che vende è la capacità di produrre mentre quello che fattura sono le parti prodotte. Se questo è ragionevole, il valore sta nella fabbrica e nella capacità di integrare questa fabbrica con i processi di produzione del cliente. Questo significa che la durata delle relazioni industriali sarà sempre più dipendente dal livello di integrazione. Detto in altro modo: più le fabbriche sono integrate più la relazione – dando per scontato il raggiungimento dei parametri di qualità – diventa sostenibile nel tempo. Oggi l’integrazione, nella grande maggioranza dei casi, avviene per prossimità fisica; in futuro si farà soprattutto per prossimità digitale.
Quali sono i presupposti perché imprenditori di piccole e medie aziende possano confrontarsi con successo con la sfida dell’outcome economy? Quale la cultura aziendale che può tradurre in valore le opportunità di mercato?
La digitalizzazione delle fabbriche porterà benefici anche a breve indipendentemente dal modello di business in essere ma per questioni di sostenibilità e di crescita, l’outcome economy è ineludibile. E’ chiaro che non tutti i prodotti potranno essere allineati a questo nuovo modello di business, quanto meno nel breve termine. Per prepararsi alla transizione ogni azienda deve avere chiaro quali sono i propri punti di forza, comprendere se il valore creato dipende dalla fabbrica o dal prodotto. Il passaggio all’outcome economy – ovvero a un modello di remunerazione del risultato o di remunerazione del servizio o funzione erogato dal prodotto – oltre a richiedere la piena digitalizzazione del prodotto e di tutta la supply chain, coinvolge poi anche altri attori come le banche, che devono cambiare il modo di finanziare il capitale circolante. Insomma, fare business diventa una cosa più “ecosistemica” che in passato e non esiste una risposta facile. Quello che è certo è che gli investimenti richiesti per digitalizzare asset e prodotti sono alla portata di tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione. In ultima analisi, la mia idea è che la cultura aziendale deve essere fondata sui modelli collaborativi e di open innovation propri del digitale. Il che significa pensare di più a come collaborare che a come competere.
La digitalizzazione delle fabbriche porterà benefici anche a breve indipendentemente dal modello di business in essere ma per questioni di sostenibilità e di crescita, l’outcome economy è ineludibile
Chi è Eurotech
Eurotech è un’azienda internazionale che sviluppa e offre tutti i componenti necessari per creare efficienti sistemi M2M distribuiti, nei quali migliaia di dispositivi e sensori sono in grado di dialogare e collaborare tra loro, con le business application e le infrastrutture IT. Le soluzioni Eurotech sono costituite da: sensori intelligenti, M2M gateway, e piattaforme software che facilitano la raccolta dati e la gestione di tutti questi dispositivi consentendo ai clienti di concentrarsi sulle proprie attività. Con le soluzioni Eurotech, sia il singolo sviluppatore che i più grandi system integrators, possono ridurre il time-to-market e realizzare progetti scalabili ed efficienti. La combinazione di gateway M2M, application framework e piattaforma M2M (o piattaforma IoT) viene definita Everyware Device Cloud (EDC). EDC è un offerta completamente integrata che offre una vasta gamma di piattaforme hardware e servizi software per la realizzazione di soluzioni M2M complete.