L’indice degli ordini raccolti dai costruttori italiani di macchine utensili nel primo trimestre 2020 registra una flessione dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione realizzata dal Centro Studi & Cultura di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione. Sul risultato complessivo pesa il crollo degli ordinativi raccolti dai costruttori sul mercato interno, scesi del 41,3% rispetto al periodo gennaio-marzo 2019. Dal 27 aprile inizia la fase 2 dell’industria manifatturiera. Le imprese del settore potranno riprendere le attività ma solo a condizione di rispettare la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Per Massimo Carboniero, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, “il brusco calo della raccolta ordini del primo trimestre preoccupa moltissimo le imprese del settore anche perché il risultato negativo resta comunque calmierato dall’attività che le aziende hanno svolto nei mesi di gennaio e febbraio, prima cioè dell’emergenza Coronavirus, quando la spinta del piano Transizione 4.0 pareva aver intercettato il favore del manifatturiero italiano, lasciando presagire un 2020 sul livello del 2019”.
“Purtroppo, invece, a fine febbraio e nel giro di pochi giorni, l’attività di raccolta commesse si è pressoché spenta, lasciando le imprese con pochi nuovi ordini come mai era accaduto prima. E, stando così le cose, la situazione per i costruttori italiani non può che peggiorare visto che le nostre fabbriche sono chiuse ormai da parecchie settimane, mentre molti dei nostri competitors – tedeschi in testa – continuano a lavorare e quindi possono rispondere positivamente alle richieste del mercato internazionale”.
“Sul fronte estero la Cina, da sempre al vertice dei paesi di destinazione del nostro export, ha inizialmente interrotto tutte le trattative poiché colpita dall’emergenza per prima, bloccando, di fatto, molto del nostro lavoro. E ora che riparte, così come molti altri nostri paesi clienti la cui attività manifatturiera prosegue, rivolge le sue richieste di approvvigionamento a chi è aperto a scapito delle nostre aziende che rischiano, in poco tempo, di perdere importanti quote di mercato conquistate negli anni grazie a continui investimenti in innovazione, qualità e marketing”.
Nonostante l’annuncio da parte del Governo di una riapertura della manifattura italiana, il neo presidente di Confindustria Carlo Bonomi non risparmia critiche. “Non c’è ancora un metodo per la riapertura nonostante che il 4 maggio sia alle porte…. E’ da 5 settimane che chiedo qual è il metodo per arrivare alla riapertura, non tanto la data dell’apertura e ancora oggi non mi è stata data risposta. Stiamo arrivando alla fatidica data del 4 maggio senza sapere quale sarà il metodo”.
“Tutti noi imprenditori della macchina utensile sentiamo una doppia responsabilità – ha continuato il presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE – quella di garantire salute e sicurezza ai nostri collaboratori, ogni giorno, e quella di assicurare lavoro e dunque benessere a loro e alle loro famiglie anche nel futuro”. All’appello di Carboniero si aggiunge quello di Giuseppe Lesce, presidente FEDERMACCHINE: “Molte nostre aziende sono in difficoltà, i competitor internazionali ci stanno sottraendo, ora dopo ora, quote di mercato e l’occupazione è a rischio. La politica non ci infligga il colpo di grazia continuando con questo atteggiamento attendista senza prendere decisioni. Le parti sociali hanno sottoscritto già da metà marzo un protocollo sui sistemi che mettono in sicurezza i luoghi di lavoro. Bene, applichiamoli a tutte le imprese, non si perda altro tempo. Siamo pronti ad assicurare la completa sicurezza dei lavoratori – aggiunge Lesce – nel pieno rispetto delle norme sanitarie e dei protocolli di prevenzione ormai universalmente riconosciuti. Chi è in grado di assicurare gli standard di sicurezza richiesti, deve essere autorizzato a ripartire subito”.
“Purtroppo il problema del Coronavirus lo avremo almeno fino a quando non ci sarà il vaccino, nel frattempo dobbiamo abituarci a convivere con il virus in modo sicuro, continuando però a garantire lavoro, occupazione e produzione. D’altra parte – continua Massimo Carboniero – solo con la contestuale riapertura degli impianti manifatturieri, le misure contenute nel Decreto Liquidità produrranno i benefici che lo stesso governo si aspetta”.
“Disporre di linee di credito e poter posticipare i pagamenti in F24, sono un primo passo per affrontare la crisi di liquidità delle aziende, a patto che le linee di credito siano concesse velocemente e che quanto dovuto allo Stato sia sospeso fino alla fine dell’emergenza e non solo fino a giugno. Inoltre, è fondamentale che i piani di rientro non siano troppo serrati per le imprese che si porteranno dietro i segni di questa crisi, senza precedenti, molto a lungo. Ma, in ogni caso – conclude i l presidente di UCIMU – queste misure saranno davvero poco utili se non daremo alle imprese la possibilità di tornare subito a produrre così da poter riconquistare il terreno perso in questo periodo. Al contrario il rischio di vederle sparire insieme a migliaia di posti di lavoro sarebbe davvero altissimo”.