In Europa il numero di disoccupati nel corso del 2020 è destinato a crescere rapidamente. 59 milioni i posti di lavoro a rischio. Il manifatturiero tra i settori a maggiore vulnerabilità. In una visione ottimistica, il tasso di occupazione ai livelli pre-crisi si stima possa essere recuperato soltanto nell’ultimo trimestre del 2021. In uno scenario più pessimistico, ovvero nel caso in cui le misure di distanziamento e quarantena debbano essere prolungate, si dovrà attendere fino al 2024. E’ quanto si afferma nel rapporto “The future of work in Europe” pubblicato in questi giorni da McKinsey.
Mentre l’economia tenta di avviarsi verso una nuova normalità sono 59 milioni i posti di lavoro a rischio, equivalenti al 26% del totale degli occupati nei paesi UE + UK. A rischio significa che questi posti possono essere soggetti a riduzione di orario di lavoro, cassa integrazione o licenziamento. Il fattore rischio varia comunque in funzione della tipologia di settore e di attività e, non ultimo, dall’area geografica e mercato di lavoro corrispondente.
L’esposizione al rischio varia in funzione delle attività che possono essere svolte da remoto e dall’evoluzione della domanda. Vi sono settori più vulnerabili di altri. Si stima, per esempio che a pagare il prezzo più alto sia il settore “wholesale and retail”: 14,6 milioni i posti a rischio vale dire il 25% del totale. Anche chi lavora nel settore dell’accoglienza e dell’alimentare è messo male: 8 milioni i posti a rischio. Altrettanto esposte a un elevato fattore di rischio, il settore manifatturiero e delle costruzioni.
L’esperienza del lockdown avrà come effetto la progressiva introduzione di una maggiore automazione, trasversalmente a tutti i settori di industry. La crisi covid 19 accelera un processo già avviato ma che che si stimava si potesse verificare in tempi più lunghi. McKinsey ipotizza che sulla perdita di lavoro stimata nel settore manifatturiero l’automazione possa incidere per il 37%.
La crisi incentiverà l’adozione di una massiva automazione e la disponibilità di robotica collaborativa,, nuova frontiera dell’automazione, frenerà la creazione di posti di lavoro dove la presenza dell’uomo è stata finora assoluta.
Da una parte una riduzione di posti di lavoro dall’altra l’accelerazione verso la creazione di nuovi lavori che esigono competenze innovative. Ma si dovrà attendere il 2030 perché nuovi posti di lavoro possano compensare la perdita occupazionale causata da una maggiore automazione.