Lo shock congiunto di offerta e domanda e l’incertezza riguardo alla durata della pandemia rappresentano i fattori negativi dietro la drastica revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell’economia globale. Le stime per il 2020 sono allineate su una profonda recessione e convergono verso una contrazione largamente superiore a quella registrata durante la crisi del 2009. Secondo Sace, la ripresa graduale dell’economia italiana passerà dall’export. Nonostante il momento negativo vi sono comparti che evidenzieranno una ripresa sostanziale già entro la fine dell’anno (food & beverage e pharma). Più dura per automotive e macchine strumentali, il cui riscatto economico è previsto per il 2021.
Secondo Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace (Gruppo CDP) – vedi articolo pubblicato su Ispi – le misure di contenimento del contagio basate sul distanziamento sociale e sulla chiusura delle attività produttive non essenziali si traducono in uno shock simultaneo di domanda (crollo di consumi e investimenti) e offerta (interruzione della produzione e delle catene di fornitura globali). In altri termini, oltre allo shock pandemico assistiamo anche a uno shock di natura economico-finanziaria.
Per il Chief Economisti di Sace, lo shock Covid-19 può essere assimilato a un disastro naturale, ovvero un evento imprevedibile ed esogeno al sistema economico. A differenza però di un terremoto o di un urgano (che per definizione sono eventi istantanei), la durata dello shock da pandemia è variabile e al momento, in assenza di un vaccino e di terapie, ancora non nota al mondo scientifico.
L’evidenza empirica mostra come gli effetti di uno shock causato da un disastro naturale o da una pandemia tendano a essere temporanei e riassorbiti rapidamente. Al contrario, uno shock di natura economico -finanziaria tende a propagare i suoi effetti su un orizzonte temporale più lungo, e in alcuni casi la perdita di output può essere permanente.
Lo shock pandemico si traduce in una crisi economico-finanziaria. Come dice Terzulli, «Le misure di contenimento del contagio basate sul distanziamento sociale e sulla chiusura delle attività produttive non essenziali si traducono in uno shock simultaneo di domanda (crollo di consumi e investimenti) e offerta (interruzione della produzione e delle catene di fornitura globali). In altri termini, oltre allo shock pandemico assistiamo anche a uno shock di natura economico-finanziaria. Gli effetti di medio-termine dipendono quindi da una serie di fattori, la cui evoluzione è al momento ancora molto incerta.
Secondo l’istituto di previsione Oxford Economics (OE), il Pil mondiale è atteso ridursi di circa il 5% su base annua. Sotto l’ipotesi di contenimento della pandemia ed efficacia delle misure di politica economica, la contrazione dell’attività globale sarà particolarmente significativa nel secondo trimestre per poi recuperare gradualmente terreno nella seconda parte dell’anno – in concomitanza con l’allentamento del lockdown – e balzare nel 2021 con una ripresa plausibilmente a “V”
La crisi del commercio internazionale. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), il calo stimato per quest’anno è superiore al 9% in volume. I settori più colpiti dal lockdown sono quelli caratterizzati da un elevato grado di complessità delle Catene Globali del Valore (vedi articolo Globalizzazione 2.0) e in particolare, il comparto dell’automotive – già in difficoltà da un biennio – e dell’elettronica) e quelli legati ai servizi.
Una dinamica negativa da cui non si sottrae l’Italia. Atteso, infatti, un brusco calo delle esportazioni italiane di beni, dopo un decennio di espansione in cui le vendite all’estero hanno svolto il ruolo di driver principale della crescita del nostro Pil. Per quest’anno le stime indicano una contrazione prossima al 10%. Servirà tempo, ma alla fine la macchina del commercio mondiale uscirà dall’impasse. «Per il 2021, ci attendiamo una ripresa sostenuta con un rimbalzo della stessa intensità, in linea con il recupero della domanda estera in uno scenario di contenimento della pandemia». La ripresa varierà da settore a settore in quanto la crisi colpisce in modo selettivo.
Già a partire dal quarto trimestre di quest’anno alcuni settori – come il comparto alimentari e bevande e farmaceutica – potrebbero evidenziare un recupero già nel quarto trimestre di quest’anno. Più lunga invece la fase di recovery di altri comparti, in primis l’automotive, che dovrà attendere il 2021 per riemergere dal lockdown. In difficoltà anche il comparto della meccanica strumentale, che rappresenta il 20% dell’export italiano complessivo.
Per Sace, a sostenere la prima graduale ripresa delle esportazioni saranno Germania e Stati Uniti che rappresentano rispettivamente il primo e terzo mercato di sbocco dell’export dei nei italiani. E poi l’Asia, Cina in primis ma anche Vietnam e, in parte, Filippine. Importanti, infine, saranno anche Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, nonostante gli impatti dei forti cali del prezzo del petrolio.