Nel corso della terza edizione del Sectorial Business Outlook della Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien) sono stati presentati i risultati della survey condotta tra le aziende socie e dedicata alle prospettive di business delle imprese tedesche in Italia per il 2021. Il sentimento generale è abbastanza positivo ma a pesare sono le criticità legate al calo della domanda, al clima politico-economico e ai costi del lavoro.
Dall’indagine emerge un clima di cauto ottimismo circa la percezione delle condizioni economiche attuali: sono infatti i due terzi (66%) delle aziende a valutare la propria situazione come “soddisfacente”. Dopo un 2020 molto incerto, buona parte delle aziende (42%) si aspetta una crescita nel 2021.
Tuttavia, si evidenzia una sfiducia circa le prospettive di sviluppo della congiuntura del Paese per il 2021; se il 42% delle aziende rispondenti si aspetta un contesto “soddisfacente”, una porzione altrettanto ampia del campione si prepara a una congiuntura negativa.
Stessa cautela si osserva anche nelle previsioni di ripresa espresse dalle imprese: anche a fronte di una quota consistente (34%) che si aspetta una ripresa più rapida, già entro il prossimo anno, la maggior parte delle aziende (64%) crede che il riscatto economico possa avvenire nel 2022 o anche oltre.
Nel video i risultati dell’indagine commentati da Claudio Pichec, Presidente di AHK Italien
In generale, le dinamiche specifiche innescate dalla crisi sanitaria in ciascun settore e le diverse capacità e tempistiche di risposta da parte dei singoli comparti stanno dando vita a una “K-shaped recovery”, nella quale le porzioni dell’economia ripartono con velocità, intensità e tassi di crescita diversi.
Nonostante la complessità della congiuntura, restano in larga parte positivi i segnali sul fronte degli investimenti e del livello occupazionale, che rimarranno costanti per quasi il 60% delle aziende (rispettivamente, 59% e 56%).
Il principale fattore di rischio segnalato dalle imprese italo-tedesche è rappresentato dal calo della domanda, che è legato a sua volta alle ripercussioni della crisi sanitaria; a seguire, tra i rischi percepiti con maggior urgenza, si registrano quelli riconducibili alle scelte politico-economiche nazionali e agli alti costi del lavoro.
La survey rileva infine che, alle ripercussioni della pandemia, le aziende reagiscono puntando sulla digitalizzazione (73%) e sulla diversificazione delle catene di approvvigionamento (50%).
Nella rimodulazione delle catene del valore e ricerca di nuovi fornitori, i rispondenti (86%) dichiarano di prendere in considerazione soprattutto la Germania e gli altri Paesi europei.