La centralità dell’ICT nelle strategie di rilancio del Paese promette un nuovo passo, in linea non solo con i finanziamenti straordinari dell’UE, ma anche con le spinte delle imprese. Nel 2020, in piena emergenza sanitaria, la domanda digitale in Italia limiterà il calo al 2%, per poi crescere del 3,4% nel 2021 e del 3,3% nel 2022.
“I prossimi due anni saranno decisivi per far sì che la crisi pandemica non venga ricordata solo per il grave dramma sanitario, ma anche per aver impresso una forte accelerazione al processo di digitalizzazione del nostro Paese…. In questo quadro è necessario che le risorse del recovery fund, nel quadro del programma Next generation EU, vengano destinate prioritariamente a progetti di trasformazione digitale e di innovazione negli ambiti che fanno la differenza: dalle infrastrutture di rete e all’evoluzione dell’amministrazione pubblica, dal sostegno alla digitalizzazione diffusa delle imprese.. I trend della domanda dicono che è possibile.” – Così, Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’ICT, ha commentato le ultime rilevazioni sul digitale in Italia e le previsioni di mercato ICT al 2022, realizzate con la collaborazione di NetConsulting cube.
Nel primo semestre del 2020, nel pieno della prima ondata pandemica, il mercato digitale italiano ha limitato il calo al 2,9% rispetto al primo semestre del 2019. Quasi tutti i comparti hanno avuto una flessione dei ricavi, ma di gran lunga inferiore al resto dell’economia, afferma Marco Gay. Un fenomeno che testiomonia del fabbisogno di digitalizzazione e del ruolo trainante che stanno avendo le tecnologie più innovative. Tra queste: Cloud, Intelligenza Artificiale, Mobile Computing, Big data, IoT, Blockchain e Cybersecurity.
Per il 2020 è atteso un calo del 2% rispetto all’anno scorso, per un valore complessivo di 70,5 miliardi di euro. Sono attese flessioni moderate per Dispositivi e Sistemi (-1,9% sul 2019) e Software e Soluzioni ICT (-1,6%). I Servizi dovrebbero tenere (-0,1%), grazie alla continua crescita a due cifre dei servizi Cloud (+16%), che a sua volta interseca la crescita di tutti i Digital Enabler.
Nel 2021 si prevede una crescita complessiva del 3,4%, nel 2021, a circa 73 miliardi di euro, e del 3,3% nel 2022, a più di 75 miliardi, con tutti i comparti tecnologici dell’IT in crescita. Le crescite stimate sono: per i Dispositivi e Sistemi del 5,5% nel 2021 e del 5,2%nel 2022; per il Software e le Soluzioni ICT del 7,6% nel 2021 e del 6,4% nel 2022; per i Servizi ICT, del 7,8% nel 2021 e del 7,2% nel 2022; per i Contenuti e Pubblicità Digitale, del 6,5% nel 2021 e del 5,4% nel 2022.
Sempre nel biennio 2021-2022, si prevede una dinamica più forte per la componente business (+5,3% nel 2021 a circa 43,2 miliardi di euro, e +4,6% nel 2022, a più di 45,1 miliardi) che per quella consumer (+ 0,9% nel 2021, a circa 29,7 miliardi, e +1,5% nel 2022 (a circa 30,2 miliardi). In ambito business, riparte col turbo il settore industriale (+7,7% nel 2021 e +5,8% nel 2022) e si profila anche la conferma del cambio di passo della Pubblica Amministrazione, sia Centrale (+4,3% nel 2021 e +4,1% nel 2022) che Locale (+3,7% nel 2021 e +4,4% nel 2022).
“Sono previsioni incoraggianti – si legge nella nota rilasciata dall’associazione – soprattutto tenendo conto che in questi mesi il Governo concluderà l’elaborazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR: dei 209 miliardi di euro resi disponibili dalla UE tra prestiti e contributi a fondo perduto, tra 50 e 60 saranno da destinare agli investimenti per la modernizzazione digitale del Paese”.
“Abbiamo di fronte un’occasione unica, per migliorare quelle previsioni e soprattutto per fare quel cambio di passo che è alla base della fiducia di investire da parte imprese di tutti i settori e nello stesso comparto ICT in Italia. Mai come oggi – osserva Gay – è urgente dotarsi di una politica industriale per il digitale all’altezza delle sfide e attuarla con un approccio di sistema, con iniziative, obiettivi e risultati condivisi e perseguiti in modo coordinato da tutti i soggetti rilevanti. Pubblici e privati.”
A quest’ultimo riguardo, Anitec-Assinform, tenendo conto degli sviluppi in corso al MISE, ha individuato più priorità di intervento, sia sul fronte della domanda digitale che del settore ICT.
Per Anitec-Assinform sul fronte della domanda si tratta di dare:
- alle imprese di tutti i settori la capacità finanziaria di proseguire anche in questa fase la trasformazione digitale, rafforzando l’incentivazione ed estendendone l’applicazione;
- alle infrastrutture a banda ultra-larga nuovo impulso realizzativo;
- alla PA la possibilità di contare su gare di minor complessità e durata;
- alla scuola strategie, infrastrutture e competenze specifiche alla didattica in digitale;
- alla sanità spinta alla digitalizzazione delle aree chiave, dalle banche dati per la prevenzione, alla diffusione totale del Fascicolo Sanitario Elettronico, alla telemedicina personalizzata, all’interoperabilità dei sistemi.
Sul fronte dell’offerta, e cioè dello stesso settore ICT, si tratta di:
- dare più consistenza e stabilità agli incentivi alla R&D digitale e concentrarli negli ambiti a maggiore potenzialità di industrializzazione e interazione con i poli scientifici.
- estendere il supporto alle startup, aggiungendo (a quanto già previsto dal Fondo Innovazione e dal Fondo Centrale di garanzia) strumenti per finanziarne la crescita (scale-up);
- rendere possibile il superamento di un gap di competenze digitali che interessa migliaia di posizioni e che limita le potenzialità del settore ICT, stimolando il sistema formativo pubblico.