Il mondo del lavoro sta cambiando profondamente. Le occupazioni tradizionali che implicano un livello di competenze medio, vale a dire la stragrande maggioranza dei posti di lavoro, da quelli d’ufficio a quelli di fabbrica, si sta progressivamente riducendo.
E’ in atto una polorizzazione del mercato del lavoro verso gli estremi, ad alta e bassa specializzazione. Come dire, l’affermazione di un mondo più digitale, automatizzato, in cui software, algoritmi e quant’altro sovrintendono l’ambiente d’impresa innesca un effetto destabilizzante: per le professioni, per le competenze e per le nostre stesse idee di futuro.
E’ quanto emerge dalla lettura dei dati raccolti sulle dinamiche occupazionali dell’Ocse dell’ultimo ventennio. Nel rapporto si sfata peraltro un luogo comune: non è la globalizzazione di per sé ad aver prodotto il cambiamentoi, ma l’adozione della tecnologia.
Sopravvivere nelle terre di mezzo, con competenze variabilmente medie, diventa sempre più complicato. Del resto, come evidenziano da tempo tutti gli indicatori economici, abitare nelle terre di mezzo significa confrontarsi con un mercato che andrà in prospettiva a contrarsi poiché la produttività sarà sempre più assicurata dall’innovazione tecnologica.
Continua la fase di de-industrializzazione mentre i servizi, pur in espansione, diventano anch’essi il luogo dove si impone la nuova digitalizzazione. Nel periodo preso in esame dall’Ocse i settori in cui si sono verificati i cambiamenti più rilevanti , imprimendo una decrescita del lavoro medio, sono stati, nell’ordine: il tessile che in vent’anni ha visto diminuire del 70% il livello occupazione; il comparto del legno (-50%), il manifatturiero e, non ultimo, l’editoria che nel perido di riferimento ha perso più del 30% degli occupati.
E’ una tendenza, quella indicata da Ocse, che interessa, con percentuali più o meno alte, tutti i Paesi monitorati. Da notare che le maggiori decrescite occupazionali associate a lavori a media competenze si sono verificate in quei paesi dove maggiore è stata maggiore la crescita in posti di lavoro ad alta specializzazione (vedi Austria, Svizzera, Irlanda e Spagna).
Ergo, la tendenza a una diminuzione delle persone che abitano le terre di mezzo si accompagna – in quei paesi dove si configurano dinamiche economiche in accelerazione – a un aumento contestuale della componente ad alta specializzazione, evidenziando un travaso di competenze e posti di lavoro dal basso verso l’alto che, seppur non compensi integralmente il conseguente squilibrio, è da considerarsi positivamente.
Gli Stati Uniti, a differenza di quello che si potrebbe immaginare, pur evidenziando una stessa dinamica, non esprimono un cambiamento così drammatico: in vent’anni i posti di lavoro della classe media si sono ridotti del 7%, quelli a bassa specializzazione sono rimasti più o meno allo stesso livello mentre quelli ad alta competenza sono aumentati del 5%. L’Italia, infine, appare in posizione intermedia con un decremento del segmento medio intorno al 10% e un innalzamento del comparto a bassa o alta specializzazione di circa il 5%.
L’evoluzione e la sostenibilità di un’impresa sono strettamente legate alla capacità di adattamento rispetto alle discontinuità tecnologiche e di mercato ed alla capacità di implementazione di modelli operativi in grado di rispondere alle strategie di azienda.
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