Le infinite possibilità che derivano dall’utilizzo dell’IIot mettono gli end user e i costruttori di macchine nella condizione di ridurre costi, acquisire aumenti di produttività e definire nuovi modelli di business. In un ecosistema di questo tipo è però essenziale garantire un’efficiente interoperabilità tra protocolli di comunicazione eterogenei. Intervista ad Hans Larsson, Chief Commercial Officer di HMS Networks, la multinazionale svedese fornitore leader di soluzioni per la comunicazione industriale.
L’Industrial IoT (IIot) è una potente leva di trasformazione dell’ambiente industriale e manifatturiero. Manutenzione predittiva e Condition Based Monitoring (Cbm) possono infatti ridurre i costi e migliorare l’efficienza operativa. Soluzioni di questo tipo – ampiamente accessibili da parte di qualsiasi azienda, grazie all’ampia disponibilità di tecnologie abilitanti – contribuiscono ad evitare fermi macchina, ottimizzando al tempo stesso i processi esistenti. Non solo, per i costruttori di macchine si aprono opportunità per definire nuovi modelli di business associati alla componente di servizio.
Cosa cambia con l’affermazione dell’IIoT?
Se nel passato le aziende manifatturiere interessate ad incrementare la propria capacità produttiva concentravano gli investimenti nell’acquisto di nuove macchine, oggi è verosimile ipotizzare di estrarre maggiore potenza di fuoco attraverso soluzioni di Condition Based Monitoring. Implementando in modo corretto questa tecnologia ci si può infatti accorgere che, agendo opportunamente sia sul fronte della manutenzione preventiva sia sul fronte dell’efficienza di processo, è possibile ottenere aumenti di produttività di un ordine percentuale di assoluta rilevanza. Insomma, chi investe in IioT può realizzare ritorni di investimento davvero interessanti.
Armonizzare, semplificare e potenziare l’interoperabilità tra protocolli di comunicazione eterogenei. E’ questa la vostra missione?
Sì, in uno scenario di questo tipo il nostro ruolo è quello di fluidificare tutta la comunicazione associata all’IIoT, garantendo interoperabilità tra macchine e dispositivi che utilizzano differenti protocolli trasmissivi. Come emerge dal nostro ultimo rapporto sullo stato delle reti industriali, è in atto da tempo una progressiva polarizzazione verso la connettività Ethernet mentre si registra un calo delle connessioni fieldbus e un’affermazione del wireless. Quest’ultimo segmento è ancora minoritario in valore assoluto ma esprime di anno in anno le crescite più interessanti. Per quanto riguarda Ethernet, positiva è la crescita di standard consolidati come Ethernet/Ip, Profinet, EtherCat, Powerlink e Modbus-TCP così come quella delle componenti abitualmente raggruppate nella categoria “altre reti Ethernet”.
I tradizionali bus di campo iniziano a perdere terreno in termini di nuovi nodi installati. Nel 2018 si è registrata una contrazione del 6%. Il bus di campo dominante è ancora Profibus che detiene il 10% del mercato mondiale, seguito da CC-Link al 6% e Modbus-Rtu al 5%. E’ una ovvia conseguenza della crescita di Ethernet. Da alcuni anni si assiste infatti al passaggio da Profibus a Profinet, da Devicenet a Ethernet IP, da Modbus a Modbus Tcp e così via.
Come spiega la progressiva e costante affermazione dell’Ethernet Industriale?
La transizione verso Ethernet industriale è guidata dalla necessità di alte prestazioni così come dall’integrazione tra Operational Technology e Information Technology. Tendenza che viene per l’appunto amplificata dalla progressiva ascesa dell’IIoT. Nel 2018 l’Industrial Ethernet ha per la prima volta superato i bus di campo tradizionali. La crescita continua anche nel 2019 con la previsione di un incremento approssimativo del 20%. Le reti Ethernet industriali rappresentano il 59% del mercato globale rispetto al 52% dell’anno scorso.
Tuttavia il mercato appare ancora molto frammentato…
Vero. L’Ethernet industriale non si è mai standardizzata su un’unica tipologia di rete. Proprio come i bus di campo, vi sono utilizzi diversi a seconda dell’applicazione industriale. Oggi è EtherNet/Ip a rappresentare la quota più importante (15% del mercato). Segue a stretto giro Profinet (14%) e poi EtherCat (7%), Ethernet Powerlink (5%) e Modbus-Tcp (4%). Come appare evidente lo stack di comunicazione industriale è tutt’altro che omogenea. Il motivo è dovuto all’esistenza di più “domini di rete” e al fatto che, all’interno di ciascuno di questi, esiste una ulteriore eterogeneità. Ecco, le nostre soluzioni infrastrutturali Anybus, Ixxat ed Ewon – servono da collante degli ecosistemi di comunicazione industriali, rispondendo in pieno alle esigenze di interoperabilità tra i differenti livelli dello stack applicativo IIoT: dal field all’edge, dall’edge al cloud e viceversa.
Le reti wireless registrano una crescita pari al 30% e rappresentano il 6% del mercato globale. La tecnologia più popolare è la Wlan, seguita dal Bluetooth. Il wireless è sempre più utilizzato dai costruttori di macchine e dagli integratori di sistemi per realizzare nuove ed innovative architetture di automazione. Gli utenti possono ridurre il cablaggio e creare nuove soluzioni per la connettività e il controllo. Si assiste inoltre ad un aumento delle attività a livello mondiale relative alle tecnologie cellulari (reti private LTE/5G) che vengono visti come fattori abilitanti la produzione intelligente e flessibile delle fabbriche.
Qual è la funzione della tecnologia Anybus?
Anybus gestisce la connettività fieldbus, sia con soluzioni embedded sia con soluzioni gateway, rendendo possibile la convergenza IT-OT che sottende un’ecosistema industriale IIoT. La cosa interessante è che il gateway diventa una componente sempre più strategica all’interno delle architetture di rete IIoT. I dispositivi Anybus possono funzionare come “pure gateway” ma possono esssere anche programmati. Certo, non con la flessibilità di un plc, ma è possibile integrare funzionalità di algoritmi di intelligenza artificiale sviluppati e codificati in cloud. E’ un fatto ormai assodato: in virtù di una diffusa esigenza di capacità elaborativa a livello di prossimità, l’intelligenza software, quando possibile, viene migrata dal cloud all’edge. Quest’ultimo livello, grazie a una costante ottimizzazione di memorie e cpu, riesce a soddisfare gran parte delle istanze applicative di Condition Based Monitoring.