Il mondo del lavoro sta cambiando profondamente. Le occupazioni tradizionali che implicano un livello di competenze medio, vale a dire la stragrande maggioranza dei posti di lavoro, da quelli d’ufficio a quelli di fabbrica, si sta progressivamente riducendo.
di Piero Macrì
E’ in atto una polorizzazione del mercato del lavoro verso gli estremi, ad alta e bassa specializzazione. Come dire, l’affermazione di un mondo più digitale, automatizzato, in cui software, algoritmi e quant’altro sovrintende le nostre azioni quotidiane, è un elemento socialmente destabilizzante .
E’ quanto emerge dalla lettura dei dati raccolti nell’Outlook sull’occupazione dell’Ocse, in cui si analizza la dinamica del lavoro nel periodo 1995-2015. Nel rapporto si sfata peraltro un luogo comune ovvero che non è la globalizzazione di per sé a produrre il cambiamento, ma l’adozione della tecnologia.
Sopravvivere nelle terre di mezzo, con competenze variabilmente medie, diventa sempre più complicato. Del resto, come evidenziano da tempo tutti gli indicatori economici, abitare nelle terre di mezzo significa confrontarsi con un mercato che andrà in prospettiva a contrarsi in quanto la produttività sarà assicurata dall’innovazione tecnologica.
Continua la fase di de-industrializzazione mentre i servizi, pur in espansione, diventano anch’essi il luogo dove si impone la nuova digitalizzazione. Nel periodo preso in esame dall’Ocse i settori in cui si sono verificati i cambiamenti più rilevanti , imprimendo una decrescita del lavoro medio, sono stati, nell’ordine, il tessile che in vent’anni ha visto diminuire del 70% il livello occupazione. il comparto del legno (-50%), il manifatturiero e, non ultimo, l’editoria che ha perso più del 30% degli occupati nell’arco del ventennio.
E’ una tendenza, quella indicata da Ocse, che interessa, con percentuali più o meno alte, tutti i Paesi monitorati. Da notare che le maggiori decrescite occupazionali associate a lavori di media competenze si sono verificate in quei paesi dove di contro maggiore è stata maggiore la crescita in posti di lavoro ad alta specializzazione (vedi Austria, Svizzera, Irlanda e Spagna).
Ergo, la tendenza a una dimuzione delle persone che abitano le terre di mezzo si accompagna – in quei paesi dove si configurano dinamiche economiche in accelerazione – a un aumento contestuale della componente ad alta specializzazione, evidenzaiando un travaso di competenze e posti di lavoro dal basso verso l’alto che, seppur non compensi integralmente il conseguente squilibrio, è da considerarsi positivamente.
Gli Stati Uniti, a differenza di quello che si potrebbe immaginare, pur evidenziando una stessa dinamica, non esprimono un cambiamento così drammatico: in vent’anni i posti di lavoro della classe media si sono ridotti del 7%, quelli a bassa specializzzione sono rimasti più o meno allo stesso livello mentre quelli ad alta competenza sono aumentati del 5%. L’Italia, infine, appare in posizione intermedia con un decremento del segmento medio intorno al 10% e un innalzamento del comparto a bassa o alta specializzazione di circa il 5%.