L’incedere della trasformazione digitale fa da catalizzatore della trasformazione dell’industria dell’Automotive. L’auto di oggi e quella del futuro faranno sempre più riferimento a piattaforme di piattaforme, un ecosistema che favorirà l’accelerazione dello sviluppo di nuove modalità di progettazione e produzione delle macchine. Cosa bolle in pentola in casa Siemens PLM? Quali i possibili scenari che si vanno configurando?
di Massimo Fucci e Piero Macri
Siamo al cospetto di una rivoluzione senza precedenti, che mette in discussione le regole e lo status quo dei mercati. Le aziende manifatturiere si stanno rendendo conto che la trasformazione lineare non è più vera: le previsioni e i cambiamenti incrementali non hanno più un effetto reale sulla capacità di competere nel breve-medio termine e le discontinuità (disruption) si possono affrontare e risolvere solo con comportamenti non lineari. Anche l’automobile sta vivendo una profonda fase di cambiamento e, sebbene le linee di sviluppo perseguite dai diversi operatori tradizionali siano parzialmente diverse, si evidenzia per tutti l’affermazione di piattaforme digitali, destinate a diventare le fondamenta del new deal dell’automotive. Un’evoluzione che crea le premesse per una rinnovata competizione tra aziende incumbent, newcomer e operatori non convenzionali.
L’auto futura: una piattaforma di piattaforme
Il futuro dell’auto
Il terreno di scontro attuale è nell’ambito della propulsione ibrida, in particolare su quella elettrica e sui sistemi di ausilio alla guida. Ma se questo è il presente – la sequenza dei saloni internazionali ci darà il polso dello sviluppo in questa direzione – nel breve termine, una delle sfide più interessanti è, senza dubbio, la realizzazione di auto a guida autonoma. Sta di fatto emergendo una sorta di ecosistema convergente contrassegnato da alleanze, le più diverse, tra operatori del settore e fornitori di tecnologia.
Un processo complesso e impegnativo il cui obiettivo è la realizzazione di una connected car ovvero un oggetto che, al pari di un robot dotato di sistemi di visione, interfacce heptic e vocali, può interagire con l’ambiente circostante assumendo decisioni autonome in termini di movimento, direzione, velocità, accelerazione e frenata. Sull’autonomous car si gioca il futuro del mercato dell’auto, ma anche il presente e il futuro più prossimo. La Formula Uno ce lo ha insegnato: tecnologie, dispositivi e sottosistemi, a mano a mano che vengono realizzati e testati, vengono direttamente inseriti nei modelli che vengono via via immessi in commercio.
Verosimilmente – come già successo in altri settori – nel corso dei prossimi 30 anni i protagonisti del settore non saranno gli stessi di oggi e il cambiamento favorirà un nuovo assetto della produzione globale, andando a modificare la stessa cultura di progettazione. Tra i protagonisti di questo cambiamento un posto di rilievo va assegnato a Siemens PLM, le cui soluzioni sono già ampiamente utilizzate nell’industria automotive.
Grazie alla vision definita dal management, alla messa in opera di una campagna acquisti intelligente e mirata, alla capacità di sviluppare e integrare piattaforme, il portfolio d’offerta di Siemens PLM sta evolvendo per essere coerente con i fondamenti progettuali che sono richiesti nell’ambito della creazione di nuovi futuribili modelli Smart Car.
La visione di Siemens PLM
In un mercato, come quello automotive, la cui direzione va verso un mondo di prodotti intelligenti e connessi, Siemens PLM è in prima linea nel rendere più efficiente la mobilità e i trasporti nel loro complesso. Questo posizionamento – va sottolineato – non è frutto di improvvisazioni, ma deriva da un percorso che ha visto una progressiva convergenza tra cultura, visione, investimenti economici, conoscenza e capacità di governare ambienti complessi e che si avvale di un continuo feedback da parte dei clienti finali, fornitori e utilizzatori.
La sfida consiste nel mettere a punto tecnologia e processi coerenti con il paradigma della connected car. In questo caso, nel processo di produzione diventerà sempre più strategica la capacità di integrare la simulazione attraverso l’intero ciclo di sviluppo prodotto, accelerando l’adozione di modelli di sviluppo digital twin. Una vera e propria fusione, tra modello digitale e il corrispondente prodotto reale, in grado di ridurre il time to market grazie alla possibilità di simulare, definire e realizzare prodotti con le giuste caratteristiche per essere ben accetto dal mercato.
I driver tecnologici
Dal punto di vista tecnologico i fattori trainanti questa trasformazione derivano in massima parte dalla disponibilità di infrastrutture di comunicazione in grado di abilitare la movimentazione di dati che vengono generati da una sensoristica sempre più sofisticata e diffusa e dalla capacità di utilizzare logica di intelligenza artificiale: tecniche di machine learning e deep learning, attraverso opportune modellazioni matematiche, consentono infatti l’elaborazione di algoritmi per sviluppare capacità decisionali autonome in merito a movimento e direzionalità. In definitiva, sta emergendo un nuovo ecosistema, piattaforma di piattaforme, che vede la convergenza di una molteplicità di tecnologie, da quella di base, fornita da sensori e microprocessori, a quella dell’infrastrutture di rete ed elaborativa, vedi cloud in tutte le sue possibili futuribili declinazioni, basti pensare a tutto ciò che è riferibile all’edge computing, fino a tutto il software che ruota attorno al paradigma dell’IoT.
Un work in progress
Non si arriverà in tempi rapidi ad avere macchine ad avanzata autonomia, ma è una strada ormai senza ritorno, il cui percorso promette davvero cambiamenti sostanziali. Sarà un percorso molto graduale. Gli esperti che hanno determinato la scala di autonomia a 6 livelli – da 0 a 5, in cui il 5 rappresenta l’obiettivo ultimo, ovvero la possibilità di produrre macchine in grado di funzionare autonomamente in qualsiasi condizione ambientale – affermano che attualmente i modelli più evoluti si posizionano tra il livello 1 e il livello 2. Non solo, secondo un recente documento del Center for Automotive Research, sarà soltanto dal 2030 che si inizierà a vedere una diffusione sostanziale di smart car, anno in cui si presume possa innescarsi un vero circolo virtuoso che dovrebbe tradursi in una crescita al raddoppio ogni due anni.
Anche gli spazi interni verranno configurati in modo sempre più diverso, basta guardare all’ambiente interno della nuova TESLA entry level (Parigi ottobre 2018), uno spazio assolutamente minimalista (di estrazione DANESE) e precursore di una concezione che porta all’eliminazione del posto di guida così come è stato finora concepito. In ambito di progettazione, come ha sottolineato Siemens PLM all’incontro annuale con gli ADVISOR di mercato, si stanno già affermando tutta una serie di applicazioni, piattaforme e modalità operative che da un lato rappresentano le fondamenta per la produzione di una nuova generazione di automobili, e dall’altro rappresentano l’innovazione che viene introdotta nelle autovetture a mano a mano che vengono commercializzate.
In sintesi, il risultato finale (l’autonomous car), sarà caratterizzato da tanti risultati intermedi che potranno essere colti solo grazie alla collaborazione diretta tra fornitori e produttori e dalla volontà comune di condividere una stessa visione ovvero essere in grado di generare ambienti collaborativi multidimensionali e, soprattutto, essere in grado di governare in toto la parte di propria competenza.