Il cloud è un mercato ancora tutto da esplorare e le reali opportunità si andranno svelando nel corso dei prossimi anni. Microsoft e Google sono diventati competitor di Amazon; Ibm e il nucleo storico dei big player dell’IT, vedi Oracle, Sap, Hpe e Cisco, stanno progressivamente convertendo parte della propria offerta in una logica as a service. Il cammino sarà lungo e diversificato e metabolizzerà nuove aree applicative conseguenti le dinamiche di mercato. Sarà un cloud centralizzato o distribuito? L’affermazione dell’edge computing in risposta a nuove emergenti esigenze applicative sollevate dall’IoT spinge verso una nuova ridistribuzione dell’intelligenza computazionale prefigurando un futuro ibrido on e off premise

di Piero Macrì

La nuova frontiera. ll cloud computing riduce il costo di accesso alla tecnologia.

Dotarsi di un’infrastruttura che soddisfi esigenze di startup e piccole imprese è meno problematico di una volta: non ci si deve dotare di skill informatiche interne e l’onere della gestione viene in massima parte scaricato sul provider di riferimento. Inoltre, il cloud, come ormai ripetuto infinite volte, consente di allineare i costi alla domanda di computing reale: pago per ciò che utilizzo, avendo allo stesso tempo l’opportunità di scalare coerentemente con la capacità necessaria supportare esigenze di business. Cloud, infine, significa passare da una logica CAPEX a OPEX: non possiedo un bene, ma corrispondo un valore per l’uso che ne faccio.

Cloud come industrializzazione dell’IT

Da un punto di vista infrastrutturale il cloud corrisponde alla nuova industrializzazione dell’IT che si configura in una centralizzazione delle risorse deputate all’erogazione in modalità as as service. Un fenomeno che è destinato a modificare l’assetto delle organizzazioni riducendone progressivamente la dimensione. E’ quanto di consuetudine avviene con l’avvento di nuova tecnologia che irrompe sul mercato modificandone la fondamenta. E’ stato così in passato, lo è altrettanto con l’affermazione del cloud.

Sempre meno personale graviterà all’interno dei perimetro aziendale.

Risorse hardware, software e dati sono sempre più centralizzati presso data center di grandi internet service provider che fanno leva su un fattore di economia di scala che permette loro di ridurre di un significativo ordine di grandezza il costo dell’IT complessivo. Ma il tutto è destinato rapidamente, e una volta ancora, a modificarsi. L’affermazione dell’IoT esige elaborazione di prossimità e infrastruttura che deve essere implementata là dove necessario. Un qualcosa che diventa sempre più vero a mano mano che si vanno sviluppando applicazioni smart x, dove l’x può essere la digital factory, l’edificio o città intelligente e quant’altro.

La competizione: sovranità dei dati ed edge computing spingono il cloud privato

Al di là della capacità di acquisire nuova produttività – che è implicita nell’innovazione tecnologica, basti pensare alla legge di Moore – la competizione tra i differenti cloud provider si giocherà sempre più sulle regole che verranno disposte in tema di trattamento di dati e sulla sovranità degli stessi. L’espansione di un’economia digitale globale è, infatti, largamente dipendente dalle legislazioni a livello geografico e il cloud ne è il presupposto funzionale. La delocalizzazione o distribuzione delle strutture di data center su più aree geografiche, diventa elemento centrale nell’acquisizione di nuovi clienti. Da una parte l’esigenza da parte di un numero ssempre più consitente di aziente nel trattenre i dati all’interno del perimetro aziendale, dall’altra l’affermazione dell’edge computing in risposta a soluzioni IoT iniziano a moltiplicare istanze di cloud privato.

Mercato senza frontiere

Con il passare del tempo saranno poche le aziende che continueranno ad avere un proprio data center e che comunque la dimensione proprietaria dei data center andrà mediamente riducendosi.  La grande maggioranza delle risorse sta migrando al cloud, e tutti gli operatori del settore stanno cercando di agevolare e semplificare quella transizione. ll cloud è per definizione un mercato senza frontiere. I vostri server, o meglio, il vostro servizio IT, può essere erogato da un qualsiasi data center around the world alla portata di un click. Il cloud è per definizione la risposta per tutti quei servizi che necessitano di un workload flessibile, in particolare nella dimensione del web hosting dove il traffico è per sua natura unpredictable e deve essere sostenuto da un’infrastruttura dinamica in grado di essere coerente con la volatilità della domanda. Ma inizia a essere un modello anche per il mercato enterprise tradizionale, vedi i servizi Sap disponibili su piattaforme hyperscale .

C’era un volta l’IT

I cambiamenti del mondo reale stanno mettendo in crisi i modelli sinora espressi dall’Information Technology. Il cloud è espressione di questo cambiamento, ma è qualcosa di più profondo che sta accadendo. I nuovi mercati della tecnologia a supporto delle aziende non sono più unicamente rappresentati dall’Information Technology tradizionale. Come molti osservano stiamo diventando parte di un hyper-connnected world. Semplificando, più o meno tutto potrà essere metabolizzato in rete, e qualsiasi cosa, internet of things, e qualsiasi persona, internet of everything, potrà essere parte costituente di nuovi processi digitali. Digitalizzare il digitalizzabile. Se tutto questo appare retorica futuristica, è sufficiente guardare a quanto successo nell’ultimo decennio e, spostando un pò più in l’asticella del tempo, a quanto successo nell’ultimo ventennio. Quanto è cambiato il mercato in questo intervallo di tempo? Quante sono le aziende che dagli anni novanta a oggi esistono ancora? Quante hanno registrato un drammatico calo di produttività? Quante hanno dovuto introdurre cambiamenti per continuare a esprimere un’economia sostenibile? Altrettanto, ma con più rapidità, avverrà nel prossimo ventennio.