I fornitori di tecnologia stanno rapidamente implementando nuovi modelli di business e piattaforme IoT per rispondere adeguatamente a quanto richiesto dalla nuova dimensione iperconnessa. L’esempio del cambio paradigmatico introdotto da General Electric
di Umberto Cugini, Politecnico di Milano
L’ultimo tormentone tecnologico di cui andiamo disquisire in questo articolo è l’IoT. A dire il vero, poiché facciamo riferimento alla declinazione IoT per il settore industriale, è più corretto parlare di IIoT o Industrial Internet of Things, cioè una dimensione costituita da miliardi di dispositivi smart ( McKinsey prevede che per il 2025 il mercato globale dell’IoT possa raggiungere un valore di 11 trilioni di $. Di questi ben il 70% si ipotizza possa essere associato al mercato industriale).
Stiamo parlando di dispositivi dotati oltre che di funzionalità intrinseche specifiche, anche di sensoristica sempre più sofisticata, miniaturizzata, digitale, che misura alcune caratteristiche del contesto (temperatura, pressione, umidità, posizione, campo magnetico, …) e che integra la capacità di interconnessione autonoma a Internet. Tutto questo contribuisce a realizzare una rete globale sempre più fitta e precisa nel misurare e monitorare il contesto globale sviluppando capacità di comunicazione autonoma.
Big Data
Lo scenario appena descritto implica, nel brevissimo periodo, che la grande popolazione globale sia connessa attraverso “Smart Device”, che sentono, misurano, decidono e trasmettono Big Data ovvero enormi quantità di dati. Questi ultimi sono poi condivisi con altri dispositivi. E’ uno scenario che evidenzia la crescita esponenziale di “oggetti” che hanno, e sempre più avranno, la capacità di recepire, memorizzare, connettere, correlare e sintetizzare, estraendone informazioni che potranno essere utilizzate per fare valutazioni, prendere decisioni ed eventualmente, ma autonomamente, attivare processi e azioni.
Nulla di sensazionale o sconvolgente. In fondo, è quello a cui ormai siamo abituati quando avviamo la nostra auto con la chiave “virtuale” o quando, usando smartphone o tablet, vediamo sulla mappa dove siamo e cosa c’è intorno di disponibile, non solo come contesto statico, ma con informazioni che arrivano da negozi, che ci dicono dove sono e cosa ci vogliono offrire.
La corsa all’oro
In virtù della rapidissima diffusione, evoluzione e disponibilità di smartphone (più di 3 miliardi in uso oggi, cioè più del 50% della popolazione mondiale), della interconnessione in mobilità con flussi dati sempre crescenti e con la progressiva affermazione dell’IIoT, l’infrastruttura di comunicazione è destinata a crescere in modo esponenziale . Di fronte a questo scenario risulta, quindi, ovvio che tutti i fornitori di componenti e gli integratori di sistemi complessi, così come i fornitori di sensori e attuatori cruciali di detti sistemi (come ad esempio i fornitori di robotica per impianti), cerchino di entrare in questo futuribile mercato.
Tutti questi produttori si sono costruiti internamente sistemi software per progettare, simulare e gestire soluzioni integrate. Coerentemente con la logica di sviluppo che si va affermando, cercano quindi di entrare in questo mercato modificando o cambiando totalmente il loro modello di business. L’obiettivo è trasformare questi loro sistemi in piattaforme, offrendo a terzi (siano essi produttori, proprietari e/o utilizzatori di sistemi o asset complessi) servizi di gestione e controllo per l’ottimizzazione d’uso, la manutenzione preventiva e l’implementazione di Digital Twin in grado di simulare in anticipo varianti non previste a priori.
L’esempio di General Electric
Una storia evolutiva esemplare e di primo piano è quella di General Electric e della sua Divisione Digital PREDIX. GE, l’icona delle grandi holding industriali da più di un secolo, basata e orientata alla produzione di beni industriali e consumer, nel 2011 ha istituito al suo interno la GE Software ovvero una “ predictive diagnostics and analytics solution company” con l’obiettivo di commercializzare software e competenze interne per la gestione di grossi asset industriali nei settori di competenza delle sue divisioni principali.
Nel 2013 lancia Predix Platform, un “asset and operations optimization software platform” e inizia a stringere partnership formando prima un Industrial Internet Consortium e in seguito la GE Digital Alliance oltre a partnership specifiche con Microsoft, Huawei, Schindeler, Apple. Tutto questo per cooperare con fornitori attuali – e/o futuri competitor e definire e gestire standard di comunicazione e interconnessione di sistemi e sottosistemi in vista di integrazioni globali mirate a una gestione ottimizzata in tempo reale.
Ancora, nel 2015 crea GE Digital e in un annuncio il CEO Jeff Immelt dice, facendo un certo scalpore: “If you went to bed last night as an industrial company, you’re going to wake up this morning as a software and analytics company”. Infine, nel 2016 GE Digital rende disponibile a terzi la Predix general platform. Oggi Predix viene presentato come “a comprehensive Industrial Internet of the Things (IIoT)”, una piattaforma orientata alla costruzione di sistemi di controllo real time di grandi asset industriali attorno al loro Digital Twin.
Modello di business
Cambiano quindi molte cose. Innanzitutto il business model: GE non è più soltanto produttore di complessi asset, tecnologicamente all’avanguardia, da vendere ai clienti, ma diventa fornitore di servizi e/o soluzioni con la presa in carico della gestione globale. L’esempio paradigmatico è quello dei motori aereonautici. GE nel 2016 lancia il programma TrueChoice Product Suite basato non sulla vendita dei motori, ma su un servizio completo di leasing, manutenzione, supporto, in funzione di un costo di ownership definito con il cliente.
Questo radicale cambiamento di modello di business è rapidamente seguito dai competitor e rivoluziona il mercato aereonautico. Ma sta migrando anche in altri settori: quello delle macchine utensili, dell’impiantistica… E non è una ovvia estensione dell’affitto di macchine per l’edilizia o l’agricoltura per applicazioni e usi che sono limitati nel tempo e/o unici. Non è nemmeno un affitto temporaneo per un uso in proprio di apparecchiature molto costose, poiché questo implicherebbe avere al proprio interno la responsabilità e le competenze per un uso efficace e ottimale delle stesse.
E’ un cambio di paradigma: vuol dire esternalizzare la soluzione di un problema o l’espletamento continuativo di una funzione che però implica anche la non acquisizione delle informazioni e delle competenze tecniche sullo sviluppo di tecnologie specifiche del settore di competenza. Perdita d’informazione che diventa un plus per il nuovo fornitore di servizi e soluzioni, che ha inoltre il vantaggio – fornendo e gestendo la piattaforma cioè il transito di grandi quantità di dati ed il contatto diretto con l’utilizzatore finale – di poter acquisire informazioni globali uniche sulla potenzialità del mercato di utilizzo e la sua evoluzione.
Essendo ampiamente clonabile e scalabile, la Piattaforma diventa, infine, un’opportunità per indirizzare moltissimi mercati tradizionali in cui gli attori principali hanno da sempre focalizzato la loro attenzione nel mantenere il loro parco clienti con innovazioni incrementali, principalmente tecniche o tecnologiche. La diffusione esponenziale di IIoT e la logica di Piattaforma e/o fornitura di servizi o soluzioni offrono perciò un’opportunità irripetibile.