Soluzioni basate su software applicativo definito anni orsono. Ma le piattaforme ed i prodotti sono cambiati e di molto. Le esigenze non sono più meramente funzionali, ma devono rispondere a esigenze di riduzione costi e time to market. Un elemento imprescindibile è la possibilità di integrazione sia verticale (tra tutti i moduli dello stesso software), sia orizzontale con le altre soluzioni software adottate in azienda: CRM,ERP, etc. Come rendere migliore il ROI e le Operation più efficaci operando sul nostro parco installato? Il primo passo è semplice… e produce benefici interessanti.
Mediamente le aziende dichiarano di essere soddisfate delle soluzioni software adottate a supporto dello sviluppo di prodotti. Questo è quello che si trova facendo indagini di mercato. Una situazione solo apparentemente buona perché, semplicemente, è figlia di autoreferenza.
Non scrivo per sentito dire, faccio indagini di mercato CAD/CAE/CAM/PDM/PLM da oltre venti anni, mettendo a frutto la mia esperienza. Mi occupo di soluzioni per l’intero ciclo di vita dei prodotti da oltre 40 anni: ho vissuto la nascita dei primi sistemi 2D (di uno ne ho sviluppato una parte); il classico tecnigrafo elettronico, in seguito ho partecipato attivamente allo sviluppo della cultura 3D. Un passaggio che le aziende italiane (e non solo) hanno fatto fatica a interiorizzare, ma che oggi rappresenta la pietra miliare di ogni ente/ufficio/dipartimento che intende sviluppare prodotti vincenti sia in termini di utilizzabilità e successo sul mercato, sia in termini di costi di realizzazione e time to market. Ora per poter continuare ad essere competitivi il focus si è spostato sulla simulazione multi-dominio e sull’integrazione di quanto in uso nel cosiddetto Ufficio Tecnico con il resto dell’informatica aziendale (ERP, CRM, Gestione del Post Vendita, etc.) e con la rete di subfornitori.
In questa fase, dopo aver ascoltato e visitato un certo numero di utenti, voglio condividere alcune considerazioni che ritengo possano essere di interesse per le aziende ed il loro management per meglio comprendere quali siano gli ostacoli all’introduzione di percorsi di innovazione e cambiamento nei prodotti e nei processi dell’intero ciclo di vita dei prodotti.
Considerazione 1
Le soluzioni software in utilizzo oggi mediamente sono frutto di decisioni prese negli anni (alcune di decenni) e non sempre rappresentano l’optimum per rispondere alle esigenze attuali.
Considerazione 2
Le modalità di utilizzo di queste soluzioni, salvo casi che definirei sporadici, risentono di una cultura/conoscenza degli strumenti che si è oramai sedimentata nel tempo. Ma le soluzioni non solo sono cambiate, e di molto, sono completamente diverse ed offrono opportunità per una miglior capacità di competere.
Considerazione 3
Negli ambienti dove vengono sviluppati i prodotti (ma non solo lì) c’è una notevole resistenza al cambiamento. Un fenomeno “UMANO”, in cui si comprende che uscire dalla comfort zone del ‘si è sempre fatto così’ risulta non semplice, peccato che la concorrenza non stia di certo ferma. Spesso, culturalmente, la situazione è aggravata dalla consapevolezza (effimera) di essere sempre i migliori nel fare un determinato prodotto.
Considerazione 4
Le decisioni in merito alla piattaforma software a supporto delle diverse fasi del ciclo di vita dei prodotti, ai suoi sviluppi e alle modalità di utilizzo, rimangono confinate presso l’ente che poi le utilizza. Attenzione, non sto affermando che questi reparti non devono avere un grosso peso nella scelta e nella conduzione!
Va inoltre considerato, in un’ottica aziendale, che nell’era della digitalizzazione diffusa, se ci si pensa bene, alla fine rappresenta un limite perché spesso ci si dimentica delle integrazioni con l’esterno.
Considerazione 5
Il Management Apicale, impegnato su diversi fronti, anche se dotato di conoscenze tecniche (spesso provengono da quell’area) non gioca un ruolo importante in merito alla scelta e all’uso degli strumenti per la realizzazione dei prodotti. Andrebbe sottolineato che le aziende manifatturiere vivono dei propri prodotti e quindi con la dovuta cautela e determinazione andrebbe presidiata anche quest’area da parte del management non tecnico. In questo modo l’impatto con i numeri di azienda potrebbe essere diverso, inteso come migliore.
Invito ad agire
Le considerazioni se non inducono a riflettere su come e cosa cambiare…. servono a poco.
Basti pensare che aziende che hanno introdotto processi di innovazione e cambiamento nel software a supporto dell’intero ciclo di vita dei prodotti hanno ottenuto miglioramenti degni di nota. Un esempio: sviluppare prodotti altamente competitivi in tempi brevi in cui i costi nascosti si sono sostanzialmente azzerati.
Da dove partire? Come al solito da un assessment serio, ossia una verifica di ciò che si sta utilizzando, di come lo si sta utilizzando, di quali siano le criticità che generano i colli di bottiglia che causano l’incremento dei cosiddetti costi nascosti (come ripetere n volte le stesse operazioni a causa di errori generati dai processi) e la perdita di competitività dovuta ad errate definizioni dei requisiti di prodotto, nonché allo sforamento dei costi e dei tempi di realizzazione. Per non parlare dei danni economici e di reputazione della distribuzione di prodotti che generano molti fermi di utilizzo quando questi sono sul campo.
Un assessment rigoroso può far comprendere quali siano le aree da affrontare secondo priorità ragionate e predefinite.
Anche perché, se non si è in grado di governare un ecosistema di realizzazione dei prodotti efficace ed integrato in tutte le sue fasi: ideazione, progettazione, simulazione, costruzione, manutenzione, integrazione con le altre piattaforme aziendali, difficilmente si può pensare di essere competitivi quanto basta e quindi di rimanere sul mercato nel medio lungo periodo.
Il percorso è definito, ci vuole solo il coraggio e la determinazione per percorrerlo, nonché intelligenza e umiltà per cambiare, magari cambiando idea ed essendo critici su decisioni già prese ed afferrando le opportunità di revisione critica.
Riuscire a cambiare aumenta la probabilità di continuare ad operare.
Di Massimo Fucci – ADVISOR Mercato Italiano