L’Europa dell’Est rappresenta un potenziale sbocco commerciale per il manifatturiero italiano. Secondo di dati più recenti pubblicati nel rapporto “Fare Affari in Serbia, a cura dell’Ambasciata a Belgrado, realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio Italo-Serba e Confindustria Serba, nel 2018 gli scambi commerciali tra Italia e Serbia hanno superato, per la prima volta, la soglia dei 4 miliardi di euro. I dati confermano che il commercio tra Italia e Serbia è in crescita e che vi sono ulteriori margini per il rafforzamento dell’interscambio. Secondo i dati dell’Agenzia per lo sviluppo della Serbia (RAS), l’Italia rappresenta anche il primo investitore estero in Serbia con una presenza di circa 600 aziende, una quota di capitale investito stimata in circa 3 miliardi di euro (Fonte: National Bank of Serbia) ed un volume d’affari di oltre 2,5 miliardi di euro.
Importanti investimenti italiani, tra cui quello di FCA assieme al consolidamento del polo tessile italiano e alla forte presenza in ambito finanziario, fanno dell’Italia uno tra gli investitori più significativi in Serbia. Fra i principali settori di attività, oltre a quello automobilistico con FCA (che produce la “500L” nella città di Kragujevac e rappresenta tuttora uno tra i maggiori investimenti esteri in Serbia) e il suo indotto; grande rilievo hanno anche il settore bancario (Intesa Sanpaolo e Unicredit detengono il 27,7% del mercato locale); assicurativo (Generali e UNIPOL-DDOR hanno il 34,1% del mercato serbo); tessile (Gruppo Benetton, Calzedonia, Pompea e Golden Lady); calzaturiero (Geox); agricolo (ci sono buone prospettive per ampliare la collaborazione nell’esportazione di macchine per l’agricoltura e il food-processing, importanti gruppi come Ferrero e La Linea Verde hanno investito nel Paese).
Come afferma Irena Brajović, direttore di Confindustria Serbia, in questo momento la Serbia è il crocevia di importanti scambi internazionali. Da una parte l’Europa, con cui sono state avviate tutte le procedure per arrivare a un suo ingresso ufficiale nell’Unione, e che determinano il rispetto di tutti gli standard industriali; dall’altra tutte le attività con partner di importanti paesi extra Ue. In primis la Cina, la cui presenza in termini di investimenti si è via via accentuata nel corso degli anni, e poi la Russia e la Turchia. Tutti paesi con i quali il Governo di Belgrado ha firmato accordi di libero scambio che comportano una serie di vantaggi fiscali, dazi doganali agevolati ed esenzioni, nel caso di apertura di nuovi impianti produttivi. Insomma, un paese la Serbia che guarda all’Asia e all’Europa, ma che alla fine dovrà decidere da che parte stare.
Secondo i dati dell’ IBM Global Location Trends, la Serbia è il primo Paese destinatario di investimenti nel mondo in base al numero di posti di lavoro rispetto alla popolazione, inoltre è tra i primi 15 Paesi in Europa per investimenti diretti esteri. La RAS, Agenzia per lo sviluppo della Serbia (www.ras.gov.rs), che ha un importante compito di accompagnamento degli investitori esteri, elenca i seguenti motivi per investire in Serbia: forza lavoro altamente qualificata con un buon rapporto costo/efficacia; aliquote fiscali altamente competitive e bassi costi operativi; libero accesso ad un mercato di più di 1,1 miliardi di consumatori; presenza di numerose free zones; possibilità di usufruire di benefici finanziari e di incentivi; ottima posizione geografica e stabilità economica e politica.
La Serbia si è confermata in questi anni come una destinazione ricca di opportunità per gli operatori italiani, si legge nel Rapporto dell’Ambasciata. L’espansione delle aziende italiane, che trovano in Serbia un territorio nel quale aumentare e diversificare la propria produzione e i propri servizi, consente loro di rafforzare il proprio percorso verso un’espansione globale, con particolare attenzione ai mercati emergenti ai quali la Serbia è legata da accordi di libero scambio
Numerosi sono gli incentivi scali e vantaggi finanziari e territoriali. Oltre a quelli del Governo centrale, ci sono molti incentivi offerti dalle varie municipalità che concorrono tra loro per l’insediamento di aziende in grado di assumere manodopera. Da segnalare la creazione di numerose free zones (http:// www.usz.gov.rs/ita/pogodnosti.php ), con regimi fiscali assai agevolati.
La Serbia ha ormai definitivamente avviato il proprio percorso di adesione all’Unione Europea e per questo motivo è spinta sempre più ad applicare norme e leggi armonizzate con quelle europee. I sedici capitoli negoziali già aperti per l’accesso alla UE stanno favorendo le riforme della legislazione in molti settori chiave. Ciò porterà ad una maggiore apertura del mercato, che permetterà quindi un più facile inserimento delle società straniere nell’economia serba. Dal 2007, la Serbia ha attratto circa 24 miliardi di euro di investimenti diretti esteri (IDE), vedi grafico.
Grazie ad una efficace combinazione di buona formazione, ampia disponibilità e costi contenuti, la forza lavoro serba è ben considerata dagli investitori internazionali. Per decenni, la Serbia ha promosso ampie relazioni con le principali economie occidentali e grazie alla collaborazione con grandi investitori stranieri come FCA, Siemens, Alcatel-Lucent e altri, i lavoratori serbi hanno ricevuto una formazione specifica, avendo modo di utilizzare tecnologie avanzate e applicare rigorosi standard di controllo della qualità.
Nel Paese c’è ampia disponibilità di ingegneri, manager e altri specialisti, sufficiente per soddisfare la crescente domanda da parte delle aziende internazionali, anche se mancano ancora figure professionali in alcuni comparti molto specifici, come ad esempio analisti IT e analisti statistici (nel settore ITC), ma anche operatori e assemblatori di macchinari industriali. Nelle principali città serbe operano agenzie internazionali specializzate nella ricerca di figure professionali per le aziende, offrendo una gamma completa di servizi di consulenza, tra cui selezione, formazione del personale e sondaggi salariali.
Infrastrutture, logistica e sistema bancario
La Serbia è attraversata dai due Corridoi Paneuropei (VII e X) più importanti dell’Europa CentroOrientale e Meridionale. Queste due importanti vie di comunicazione, una su strada e ferrovia (X), l’altra fluviale (VII), convergono nei pressi della capitale Belgrado. A questi si aggiunge l’importante autostrada E763 (cosiddetto corridoio XI), che va da Timisoara in Romania, attraversa la Serbia, arriva a Bar in Montenegro e poi via mare raggiunge Bari.
Il territorio è percorso da 40.845 km di rete stradale, di cui 11.540 km di strade regionali, 23.780 km di strade locali e 5.525 km di vie principali, 634 dei quali autostradali. In totale, la rete ferroviaria si compone di circa 3.810 km dei quali circa 276 km a doppio binario e 3.533 a binario singolo; infine, 810 km per uso industriale, e solo 1.200 km sono elettrificati.
Il sistema bancario serbo è caratterizzato da una rilevante partecipazione straniera; sono infatti presenti istituti greci, francesi, tedeschi, sloveni, italiani e altri. Tra le banche italiane, sono presenti il gruppo Intesa Sanpaolo (al momento il primo istituto di credito in Serbia) e il gruppo Unicredit seconda banca del Paese. Ad oggi esistono 27 banche autorizzate ad operare sia in loco che all’estero.