L’onda Covid – che cerchiamo di cavalcare, gestire e depotenziare – genera altre onde, positive e cariche di energia, che ci aiutano a intraprendere un cambiamento culturale per una nuova sostenibilità d’impresa. Ecco i temi al centro del dibattito di Industry Big Event 2020, il tradizionale appuntamento di Pentaconsulting per confrontarsi sulle questioni più attuali e urgenti che caratterizzano lo scenario competitivo del mondo industriale-manifatturiero.
La domanda che più e più volte si è andata ripetendo è se questa crisi, la peggiore dal dopoguerra ad oggi, possa rappresentare una svolta sistemica o meno. Insomma, cambieranno i fondamentali? Se si guarda al valore di capitalizzazione delle borse mondiali notiamo già un cambiamento sostanziale che ha in qualche modo accelerato un fenomeno che si era andato affermando a partire da una quindicina d’anni ovvero la concentrazione dei capitali attorno alle aziende che rappresentano il mercato digitale, notoriamente quelle che vengono etichettate con l’acronimo FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google).
Tuttavia, vale la pena di sottolineare come questo non sia un mero consolidamento di un fenomeno già metabolizzato dai mercati. Quello che si sta verificando pone in essere una estensione del paradigma digitale che passa attraverso l’affermazione del cloud declinato per settore di appartenenza, basti pensare che il Nasdaq Cloud Index al netto del valore delle big digital companies, è quello che dall’inizio dell’anno ha ottenuto l’incremento maggiore.
Tutte quelle aziende che hanno un’offerta di servizi online only hanno raggiunto obiettivi di fatturato che mai prima d’ora avevano conosciuto. Un percorso di crescita non lineare, che ha influenzato la valorizzazione di settori innovativi. Parallelamente alle “gold companies” hanno infatti guadagnato valore in modo esponenziale aziende che fondano le proprie attività sul mercato dell’energia alternativa e nondimeno quelle che si occupano di e-commerce, di biotech, di robotica e di cybersecurity.
Sorge però legittima una domanda: gli investimenti che ha messo in moto la crisi avranno un ruolo trainante di sviluppo anche quando la fase emergenziale sarà terminata? Sono destinate a essere un bene rifugio temporaneo o diventeranno il nuovo asset per i prossimi anni a venire? Insomma, il valore che queste aziende esprimono segna definitivamente la svolta verso un’economia diversa dalla precedente, non solo rispetto a quella del secolo scorso, ma addirittura rispetto a quella inaugurata a partire dall’inizio degli anni duemila dai pionieri del digitale?
Fare previsioni è un mestiere rischioso, tutti hanno sbagliato e continueranno a farlo. La cautela è quindi d’obbligo ed è difficile assegnare un peso specifico a questa o quella tendenza sebbene tra le varie possibilità ve ne siano alcune di più probabili, tra queste quella di una trasformazione industriale generata da un mercato sempre più “digital by design” o nativamente digitale.
Se questo è quello che sosteniamo vorrebbe dire che quel valore oggi assegnato alle digital companies nella loro variegata composizione si dovrebbe tradurre in un valore esteso a tutte le aziende che sono oggi presenti in più settori di mercato. Come dire, i titoli high-tech non dovrebbero essere premiati soltanto da Wall Street, ma dovrebbero diventare un valore Main Street. Detto in altri termini: il valore di queste aziende dovrebbe corrispondere quello di un’economia reale ed essere associato a tutti coloro che producono beni e servizi, seppur con un gradiente di intensità variabile.
Senza timore di smentita, possiamo affermare che quanto sta accadendo accelera tutta una serie di investimenti che hanno rappresentato le fondamenta dell’Industria 4.0, intesa non più come ingrediente tattico ma sistemico, che interessa l’impresa nel suo complesso e non singoli processi. In occasione della scorsa edizione dell’Industry Big Event avevamo già inquadrato questa tendenza mettendo in primo piano il tema dell’Outcome Economy ovvero l’ennesima possibile discontinuità associata alla vendita di prodotti connessi.
Industrial IOT, machine learning, piattaforme ed ecosistemi digitali. Il fenomeno della digitalizzazione – come abbiamo più volte ripetuto – favorisce processi di “service transformation” che hanno come obiettivo la creazione di Modelli di Business Outcome Economy basati sulla vendita di soluzioni prodotto-servizio. Con la digitalizzazione – vedi la sua declinazione in ambito di sviluppo prodotto con il salto paradigmatico di una progettazione basata sulla simulazione always on che scaturisce dall’assunzione di una logica Digital Twin – si afferma un flusso circolare di processi dove ciascun singolo input che avviene all’interno di una qualunque fase del ciclo di prodotto può determinare un aumento incrementale del valore associato.
Di fronte a questi possibili scenari – si era detto nel corso della passata edizione – l’industria è obbligata a un riallineamento in termini di organizzazione, tecnologie, processi e competenze che permetta di generare nuovi modelli di business e relativi nuovi “revenue stream”. L’approccio dovrà essere basato sulla ricerca centrata sulle domande a cui sarà necessario (a breve e a medio termine) dare risposte in termini di soluzioni e non più in termini di oggetti fisici da acquisire e usare per potersi procurare la soluzione.
Ecco, quindi, che l’appuntamento a IBE 2020 raccoglie e amplifica questi messaggi poiché quanto avvenuto a distanza di un anno necessita di un’azione di cambiamento ancora più incisiva rispetto a quelle sinora intraprese. Con il coronavirus sono cambiate e cambieranno tante cose come modalità e protocolli in termini di distanziamento, sicurezza, mobilità, interazione, igiene. In breve, cambieranno modalità operative orientate e dirette dalle norme di sicurezza che “automaticamente” cambieranno ruoli e responsabilità di molti operatori (e questa è la parte più semplice da capire, non necessariamente la più facile da dover attuare/implementare) ma cambieranno anche drasticamente (in modo disruptive) i mercati, le filiere produttive, le opportunità di business. Per chi sta dalla parte della fornitura di beni e servizi cambieranno le opportunità e i modelli di business con possibili stravolgimenti totali (scomparsa e/o sostituzione di mercati attualmente rilevanti e ben consolidati).
E’ una condizione che necessita di cambiamenti organizzativi e di visione che diano luogo a una rappresentazione di un modello sostenibile. In altre parole, agire in questo senso si traduce nel saper progettare il proprio futuro. La sfida diventa la capacità di implementare “innovazione e cambiamento sistematico”, per sviluppare “good vibrations” trasversali a tutta l’organizzazione nel suo complesso.
Ecco quindi il perché dello slogan scelto per Industry Big Event 2020, “Drive the new 5G wave: Great Pandemic, Great Crisis, Great Change, Great Opportunities, Great Reset”. Uno slogan che vuole rendere esplicito il messaggio che a ogni crisi corrispondono opportunità di cambiamento. L’onda Covid – che cerchiamo di cavalcare, gestire e depotenziare – genera altre onde, positive e cariche di energia, che ci aiutano a intraprendere un cambiamento culturale per una nuova sostenibilità d’impresa.
Abbiamo superato il punto di non ritorno ma siamo anche in presenza di un imprevisto che ci consente di vivere e guidare il cambiamento dei valori: sia a livello di sistema che di contesto. Per cogliere la grande opportunità è necessario un Great Reset, sociale e macroeconomico, che implica una ri-definizione e re-interpretazione della cultura d’impresa: da come ci si pone sul mercato e si sviluppano le operation, al ruolo delle interazioni con il territorio sociale e dell’ambiente.
Un contesto in cui le aziende che sviluppano prodotti e/o servizi sono sollecitate a creare i presupposti per nuovi modelli di business e organizzativi supportati da metodi e strumenti orientati a circolarità e riuso. Un grande passo avanti che richiede la presenza di competenze – a tutti i livelli – sempre più multidisciplinari e, in generale, diverse da quanto presenti oggi e da quanto sarà disponibile nel breve periodo. Dalla crisi si esce vedendola e trattandola come una opportunità per un totale cambio di mentalità per crescere in un nuovo assetto di mercato. In questo processo di reset globale di visione, mission, obiettivi, strategie e processi, il punto critico per il top-management è il cambio di mindset.
Industry Big Event 2020 si pone, quindi, ancora una volta, come un evento-riflessione che mette a fattor comune diverse esperienze, diverse voci con l’obiettivo di indicare un possibile percorso di cambiamento per tutte quelle aziende che intendono continuare a competere con successo.
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